Sui media nazionali non si parla d’altro: lo scandalo MPS, anche a causa dell’incombere della campagna elettorale, è costantemente nelle televisioni e sui quotidiani nazionali.
Non ci occuperemmo di un tema simile, più da cronaca giudiziaria o finanziaria, se non fosse che uno degli azionisti più importanti della banca senese è una importante cooperativa di Coop Italia: Unicoop Firenze. Nonostante l’importanza della notizia la cronaca non ha fatto menzione che la cooperativa fosse uno dei soci principali di MPS e che negli ultimi dieci anni la partecipazione Unicoop in MPS sia oscillata intorno al 3%, attestandosi oggi al 2,7%.
Un articolo su Repubblica, cronaca di Firenze (segnalato da un nostro lettore), scrive che “per l’ Unicoop Firenze di Turiddo Campaini è un bagno di sangue, meglio non parlarne: in dieci anni, tra acquisti di azioni e ricapitalizzazioni, i supermercati hanno investito in azioni del Monte dei Paschi oltre mezzo miliardo di euro, ma a Piazza Affari la partecipazione vale oggi intorno agli 85 milioni di euro.”. Ed in effetti è cosi: anche nel bilancio 2011 della cooperativa toscana erano riportati titoli MPS per un valore superiore ai 306 milioni di euro su un totale di 320 milioni di euro investiti in capitali azionari (e su circa 900 milioni di immobilizzazioni finanziarie) ed il fatto che Campaini, Presidente di Unicoop, ricoprisse nel cda di MPS il ruolo di vicepresidente, e si sia dimesso nel dicembre scorso (pur rimanendo nel CdA) per “motivi personali” legati alla volontà di disporre di più tempo ed energie per affrontare gli impegni nella cooperativa, fa intuire quanto la situazione già prima di esplodere in questi giorni fosse delicata.
Gli investimenti del mondo distributivo cooperativo sono enormi, conseguenza naturale della vera e propria raccolta finanziaria generata dai prestiti dei soci che in queste regioni sono centinaia di migliaia. Spesso l’attività finanziaria che ne deriva muove volumi molto superiori a quelli frutto delle attività commerciali che sono e rimangono il core business, tanto che gli attivi derivanti dagli investimenti possono arrivare a compensare eventuali criticità nei momenti di crisi della distribuzione alimentare. Ovviamente questa raccolta va investita perché deve generare un interesse sia per i soci che per le cooperative. Gli investimenti sono in generale di tipo conservativo e prudente, fatti di titoli di stato, obbligazioni corporate e talvolta di azioni e partecipazioni, come si evince dati in tabella estratti dai bilanci 2011 (abbiamo preso in considerazione due delle principali cooperative, Unicoop Firenze e Coop Adriatica).
Ovviamente non esiste commistione tra le due attività, ma questo modello, unico nel mondo distributivo internazionale, è quello che garantisce la straordinaria solidità delle Coop. Dal confronto tra i bilanci di Unicoop Firenze e di Coop Adriatica però è evidente che gli investimenti in partecipazioni azionarie non è un abitudine per le cooperative: Coop Adriatica ha investito meno di 50 milioni ed Unicoop, sottraendo l’importo delle azioni MPS, si riduce a circa 13 milioni. Appare quindi anomalo un investimento cosi oneroso ed in parte rischioso: si parla pur sempre di azioni in un periodo non certo tranquillo per il mercato.
Nonostante il danno derivato dalla vicenda MPS sia innegabile, per una cooperativa che gestisce circa 2,6 miliardi di prestiti sociali, dall’analisi fatta assieme ai nostri esperti finanziari, siamo convinti che le riserve di liquidità e il patrimonio immobiliare, nonché una positiva redditività commerciale, garantiscano la solidità di Unicoop Firenze anche in un momento cosi difficile, di conseguenza ci permettiamo di rassicurare tutti circa la solidità attuale del Gruppo, sottolineando che stiamo parlando di un “colosso” in termini finanziari.
Ma le domande che nascono leggendo di questa vicenda sono anche altre: quali sono i motivi che hanno spinto Unicoop ad un investimento cosi ingente in MPS? Come interpretare una presenza così pesante in un istituto bancario i cui dirigenti si sovrappongono nel tempo agli amministratori locali con naturali influenze sugli equilibri politici senesi e toscani?
Purtroppo in Italia rischiamo di assuefarci a queste “relazioni”, che precisiamo non sono solo appannaggio delle Coop bensì di tutte le aziende distributive all’interno dei territori dove operano con leadership, e che in altri paesi sarebbero sospettate di generare conflitti di interesse. Tutto ciò dispiace soprattutto se, come in questo caso, ci troviamo di fronte alle grandi qualità che di certo ha Unicoop Firenze, e chissà…. forse si può affermare che non se ne ravvisa la necessità.